ANNO XII - &MAGAZINE - 

Banca Marche: Risarcimento agli azionisti.

Banca Marche: Risarcimento agli azionisti.

È vinto il ricorso contro il Mef a Roma: i clienti depositanti dell'ex Banca Marche hanno il diritto di avviare le procedure risarcitorie per le quali erano stati esclusi e di riaprire le istruttorie con il fondo.

Il Tar, infatti, ha riconosciuto il diritto degli azionisti ex Banca Marche a partecipare al processo risarcitorio di cui fino ad ora erano stati esclusi, e ha condannato la commissione tecnica istituita dal MEF a riaprire l'istruttoria per ottenere l'atteso indennizzo che la legge istituisce attraverso il fondo di compensazione dei depositanti.

Dopo il fallimento di Banca Marche e di altre banche del centro Italia (Carife, Banca Etruriae Carichieti) e del Veneto (Popolare di Vicenza e Veneto Banca), il MEF ha istituito un fondo di compensazione dei depositanti. Dei circa 500.000 soci coinvolti nell'incidente, 150.000 depositanti hanno presentato istanza e la maggior parte di essi ha già ottenuto il risarcimento previsto dalla legge. Per alcuni di questi, tuttavia, la Commissione ha rigettato le domande risarcitorie, sostenendo l'esistenza di inadempimenti che condizionano il diritto al risarcimento.

I risparmiatori azionisti traditi da Banca Marche ammessi al processo sono 3.400 contro i 5.000 richiedenti.

I requisiti sono:

  1. un reddito inferiore a 35.000 euro
  2. un valore di risparmio inferiore a 100.000 euro.

I soci di Banca Marche hanno presentato ricorso al TAR del Lazio, affermando la legittimità dei loro diritti ad essere rimborsati. Il TAR ha emesso sentenza in 15 articoli il 16-17 marzo a sostegno del ricorso, riconoscendo la fondatezza delle argomentazioni e sostenendo che i provvedimenti di diniego erano “manifestamente illegittimi e lesivi di eccessivo potere per carenza di istruttoria e motivazione ."

Non va dimenticato che queste massicce violazioni sono state ulteriormente confermate dalla recente sentenza del Tribunale Penale di Ancona, che ha condannato i vertici della banca a complessivi 118 anni di reclusione. Come asserito in appello e riconosciuto dal Tar, la sussistenza di tali diffuse inadempienze dell'istituto di credito avrebbe comportato una valutazione positiva delle pretese risarcitorie

 


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