BCE e Blackrock in conflitto di interessi.

Decine di milioni di euro dei cittadini europei, spesi in totale mancanza di trasparenza e in palese conflitto di interesse.

Mentre il sistema bancario italiano è tornato sotto i riflettori nei giorni scorsi, un argomento della massima importanza è avvolto, invece, da un silenzio praticamente trasversale da parte dei maggiori mezzi di informazione, giornali e TV.

Scopriamo, infatti, che tra il 2014 e il 2018 gli stress test della BCE -che sono lo strumento tecnico fondamentale per la valutazione delle banche europee- sono stati affidati a società private, senza regolare bando di gara (per “motivi di urgenza”), al costo di milioni di euro e in clamoroso quanto rischioso conflitto di interessi. In particolare, il colosso di Wall Street BLACKROCK, un operatore finanziario internazionale che acquisisce asset bancari, investendo decine di miliardi di euro sulle stesse banche delle quali dovrebbe verificare, per incarico stesso della BCE, l’affidabilità patrimoniale.

Ma, come funziona complessivamente  il sistema di controllo prudenziale bancario dell’area euro? Non è semplice comprenderlo chiaramente, in effetti, perché è composto da una serie di enti, istituiti nel tempo, le cui funzioni si intersecano e sovrappongono ma, proviamo a schematizzarlo il più sinteticamente possibile.

Il MVU (meccanismo di vigilanza unico) è il sistema europeo di vigilanza bancaria che comprende la BCE e le autorità di vigilanza nazionali dei Paesi partecipanti.

La BCE si assicura che le banche europee agiscano conformemente alle regole e agli standard sviluppati dall’EBA, una delle tre autorità

L’EBA (European Banking Authority), nata nel 2010, è un organismo che ha il compito di supervisionare e garantire il regolare funzionamento e la trasparenza dei mercati finanziari nonché la stabilità del sistema finanziario europeo.

Principalmente, sviluppa standard tecnici e norme cui società finanziarie, imprese di investimento, istituzioni di credito e simili devono attenersi. Periodicamente, allo scopo di garantire un mercato solido e prevenire rischi sistemici, l’EBA sottopone le banche europee a stress test ed esercizi di trasparenza, e coordina a livello europeo gli stress test in collaborazione con il CERS (comitato europeo per il rischio sistemico), la BCE e la CE (commissione europea).

Il SSM (Single Supervisory Mechanism), è costituito dalla BCE e dalle autorità competenti degli stati membri. Dal 4 novembre 2014, è l’organo della Banca Centrale Europea (BCE) al quale è affidata la vigilanza bancaria sugli istituti bancari dell’eurozona. La finalità principale è la salvaguardia, la sicurezza e la solidità del sistema bancario europeo, il tutto allo scopo di accrescere l’integrazione e la stabilità finanziaria in Europa.

Facile perdersi in questa selva di acronimi, il cui significato viene troppo di sovente dato per scontato, dietro i quali ci sono altrettanti enti complessi, le cui funzioni sembrano spesso sovrapporsi ma che evidentemente, però, non sono sufficienti ad assolvere alle proprie funzioni, se necessitano di affidare a società private esterne uno dei loro compiti principali: gli stress test, appunto.

Intanto, nel  quasi silenzio mediatico, diversi Paesi europei hanno, negli ultimi anni, contestato la partecipazione dei consulenti di BlackRock ai test della vigilanza europea. Nel 2015, la Grecia fu la prima  a rifiutare l’accesso dei consulenti Blackrock nelle proprie banche “per carenza di garanzie sulla protezione della riservatezza delle informazioni”, poi seguirono la Germania, la Spagna, Cipro e l’Irlanda.

Nonostante, però, i problemi degli stress test affidati a consulenti privati in evidente conflitto di interesse siano stati denunciati più volte e da più parti, ogni richiamo sembra essere caduto nel vuoto.

Per quanto non ci siano ammissioni ufficiali sui problemi emersi, un cambio di rotta, forse, si intravede, almeno a leggere le dichiarazioni di Daniéle Nouy, ai vertici del SSM, “Stiamo assumendo personale qualificato per gestire internamente le verifiche patrimoniali sulle banche. Il bando è riservato a cittadini UE che già lavorano per una banca centrale dell’eurozona o per altre organizzazioni internazionali”.

 

Banche in crisi: Interventi sul capitale.

Mentre la bufera imperversa su molte banche italiane, al punto da mettere in dubbio la tenuta stessa del sistema, da più parti si chiede chiarezza. Non solo Malacalza, il principale azionista di Carige, vuole “vederci più chiaro”, prima di parlare di ricapitalizzazione, ma anche il comitato a tutela degli azionisti della Banca Popolare di Bari chiede maggiore trasparenza, in attesa dell’approvazione di un nuovo piano industriale,  prevista nel corso del C.d.A. del  23 gennaio.

“Vogliamo ricordare – si legge in una nota del comitato –  alla Banca che i soci delle Popolari ne sono contemporaneamente i proprietari, i clienti e gli azionisti, avendo investito i propri risparmi nell’acquisto delle azioni, e quindi ogni modifica nella gestione della banca deve avvenire nell’ottica di una valorizzazione del loro investimento. Il Comitato vigilerà in modo che tale ovvio principio venga rispettato sempre e da tutti, nè si vede come si possa immaginare il rilancio di qualsivoglia azienda senza la convinta partecipazione dei propri azionisti o addirittura contro di essi. Quindi ogni intervento sul capitale sarà da noi osteggiato se, anziché produrre valorizzazione degli investimenti fatti, fosse inteso addirittura a ridurre ulteriormente il valore delle azioni esistenti”.

“Gli interventi sul capitale vanno preventivamente concordati con gli azionisti – prosegue la nota – e non imposti, anche al fine di bilanciarli con interventi a tutela concreta degli azionisti attuali. Purtroppo tutti gli interventi sul capitale del recente passato, realizzati da altre banche prescindendo dalla volontà e dalla condivisione degli azionisti hanno prodotto enormi distruzioni di risparmi dei cittadini, avversione ulteriore all’investimento azionario, premorienza delle banche “curate”. Tutte cose che hanno ulteriormente minato la fiducia dei risparmiatori verso l’intero mercato mobiliare, con gravissime ripercussioni sistemiche. Appare quindi poco corretto da parte della banca, approvare un piano industriale senza nessun confronto e concertazione con gli azionisti. Invitiamo – conclude la nota –  pertanto la banca sia a far conoscere i propri intenti e sia ad accettare un confronto su proposte che vadano incontro alle attese degli azionisti e consentano di definire al più presto ed insieme, provvedimenti concreti per superare l’attuale situazione”.

Meglio tardi che mai, ci viene da aggiungere.

 

BPB: ennesima speranza tradita.

Il nuovo anno inizia con pessime notizie per i piccoli azionisti della Popolare di Bari. che avevano sperato nella rapida trasformazione della banca  in società per azioni.

Infatti, alla decisione del Consiglio di Stato di rivolgersi alla Corte Europea (v. anche nostro precedente articolo del 4/11/2018) si è aggiunto l’emendamento votato in Finanziaria, che consente alle Banche Popolari di Bari e di Sondrio di posticipare la trasformazione in SpA.

Dal Governo spiegano che è stata una “scelta tecnica dovuta” stante il parere di Bruxelles in sospeso; comunque la norma è stata votata da tutti, eccetto il Partito Democratico.

Questo ulteriore stallo si aggiunge alle preoccupazioni dei piccoli azionisti che attualmente, ricordiamo,  si ritrovano un pacchetto azionario deprezzato del 75% e, nella sostanza, invendibile.

Negli ultimi giorni del 2018, peraltro, la Popolare di Bari aveva dovuto affrontare anche le improvvise dimissioni dell’amministratore delegato Giorgio Papa, a sostituire il quale il presidente nonché dominus della banca Marco Jacobini aveva richiamato Vincenzo De Bustis, già direttore generale dell’istituto pugliese dal 2011 al 2015.  Un nome controverso, anche per la vicenda Tercas, una acquisizione ancora sotto inchiesta della Procura, che indaga gli Jacobini e alcuni vertici della banca (proprio negli anni in cui era direttore generale De Bustis) per truffa, ostacolo all’attività della banca d’Italia e false dichiarazioni nel prospetto informativo depositato alla Consob.

Un fatto strano ci colpisce, comune denominatore di questa ed altre vicende bancarie degli ultimi giorni, ad esempio Carige: il balletto di nomi dei soliti noti ai vertici degli istituti in grave difficoltà.

Così, nonostante inchieste, sanzioni, presunti favori ad alcuni azionisti a danno di altri, rinvii politici e non e “nuove” nomine, il processo di ristrutturazione di Banca Popolare di Bari prosegue e il timore, quasi certezza, di un nuovo imminente aumento di capitale, con conseguente ennesima svalutazione delle azioni, incombe sui piccoli azionisti.

L’ennesima speranza tradita, l’ennesima attesa, i rischi, la rabbia… i piccoli risparmiatori-azionisti, sostanzialmente impotenti, attendono ancora.

 

Carige, interviene il Governo del cambiamento.

Pochi minuti di riunione straordinaria e il consiglio dei ministri ha approvato ieri sera un decreto legge a salvataggio di Carige, dal titolo “Disposizioni urgenti per la tutela del settore del risparmio creditizio”.

Pur non essendo ancora chiari i dettagli, è certa la garanzia statale da parte del Ministero dell’Economia su passività di nuova emissione e su finanziamenti erogati discrezionalmente dalla Banca d’Italia. Inoltre, è prevista la possibilità di una ricapitalizzazione pubblica a scopo precauzionale.

Nulla di particolarmente nuovo, pertanto, sia nelle soluzioni ipotizzate, che ricordano soprattutto il caso Monte dei Pachi di Siena, sia negli autori dei provvedimenti, la cui mente fu ieri ed è oggi Alessandro Rivera, sempre ai vertici del Tesoro per il sistema bancario.

Immediate le reazioni politiche sia nell’opposizione che nella stessa maggioranza, in un botta e risposta  rovente sui social.

Sono bastati dieci minuti di una riunione notturna del consiglio dei ministri per smentire cinque anni di insulti e menzogne contro di noi. Matteo Salvini e Luigi Di Maio devono solo vergognarsi” ha twittato Matteo Renzi.

Mentre Maria Elena Boschi scrive, sempre via twitter “ieri il Governo del cambiamento ha salvato una banca. Giusto così, per i risparmiatori. Ma se fossero uomini seri Di Maio e Salvini dovrebbero riconoscere che hanno fatto la stessa cosa che abbiamo fatto noi. Non lo faranno. Perché la parola verità non appartiene al loro vocabolario”.

E poi ancora Luigi Marattin, capogruppo PD in commissione bilancio della Camera pone un ulteriore quesito, sollevando un’ipotesi di conflitto di interessi per il premier Conte: “ …dati i rapporti del premier Conte con Carige (tramite ilo suo socio Alpa, consigliuere Carige) nel Cdm di ieri sera si è astenuto sul decreto salvabanche? E’ uscito al momento del voto? Gradita risposta”.

Pronta la replica del Vice premier Luigi Di Maio che, tramite Adnkronos, comunica ai suoi: “Prima di tutto per ora non abbiamo messo un euro nelle banche. Abbiamo solo dato una garanzia in caso di eventuali emissioni di titoli per evitare che succeda quello che è già accaduto con le venete e con Etruria dove azionisti e obbligazionisti hanno perso tutto”.

Salvini, inoltre, afferma “Mentre Renzi e Boschi i risparmiatori li hanno ignorati e dimenticati, noi siamo intervenuti subito a loro difesa senza fare favori alle banche, agli stranieri, o agli amici degli amici. Bene l’azione a tutela dei risparmiatori liguri e italiani e bene il miliardo e mezzo stanziato in manovra per gli altri cittadini truffati”.

Nel frattempo, il portavoce del presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker, dichiara che la UE “prende nota dell’adozione del decreto ed è in contatto con le autorità italiane, pronta a discutere con loro della disponibilità degli strumenti europei possibili”.

In tutto questo, emerge un dubbio fondato su quanto siano davvero deteriorati i 3 miliardi di crediti che Carige starebbe per vendere al braccio operativo del Ministero delle Finanze: SGA (Società Gestione ed Attività),  Intermediario Finanziario ex art. 106 ai cui vertici compare il nome di Alessandro Rivera, l’autore, come detto, dei principali decreti salva banche.

Infatti, come dichiarato da un ex membro del CdA decaduto, l’ex presidente Bernabeschi, “un fatto è certo, aldilà dell’etica delle sue scelte e della facilità con cui concedeva i crediti, li ancorava sempre a beni immobiliari”.

Ci sarebbe il mattone, dunque, all’origine del contendere sulla gestione degli Npl di Carige. Anzi tanti bei mattoncini, visti i sostanziosi patrimoni immobiliari dati a garanzia dai nomi illustri di gruppi ancora in piena attività.

Proprio questo dubbio, peraltro, pare sia all’origine del mancato aumento di capitale da parte di Malacalza, che ha dichiarato di voler avere maggiori informazioni.

Insomma, la bufera Carige prosegue, tra un balletto di insulti tra politici, una corsa a gestire golosi crediti “deteriorati”, decreti legge e commissariamenti.

E, come sempre, i piccoli azionisti stanno a guardare e confidano nell’operato di professionisti seri, che già si sono attivati in difesa dei loro “piccoli” quanto importanti patrimoni.

 

 

BCE: commissari in Bnca Carige.

Come facilmente prevedibile, dopo la mancata approvazione dell’aumento di capitale nell’assemblea del 22 dicembre e la successiva decadenza del board dimissionario, CARIGE  è di nuovo al centro di un vero e proprio terremoto mediatico e finanziario.

L’inizio dell’anno ha visto in rapida successione la sospensione dei titoli per eccesso di ribasso, e la decisione di commissariamento dell’Istituto ligure.

La BCE, intervenendo per la prima volta in Italia, ha deciso per l’amministrazione straordinaria della banca genovese e ha contestualmente nominato tre commissari e un comitato di sorveglianza di tre membri.

In base all’art. 72 del Testo Unico bancario, quindi, i Commissari eserciteranno tutti i poteri  di amministrazione, come da statuto, e potranno adottare ogni decisione operativa ritenuta necessaria, riferendo poi alla Vigilanza.

Ciò che sorprende non poco è che i “nuovi” nominati siano gli stessi del board decaduto. Fabio Innocenzi (ex amministratore delegato), Pietro Modiano (ex presidente) e Raffaele Lerner, infatti, sono i tre commissari nominati dalla Banca Centrale Europea.  Il comitato di Vigilanza è composto da Gian Luca Brancadoro, Andrea Guaccero e Alessandro Zanotti.

Un segnale di continuità e contemporaneamente di maggiore celerità nelle decisioni che dovranno essere prese nei prossimi giorni dalla governance? Anche se non possiamo fare a meno di manifestare la nostra perplessità sulla scelta di riconfermare lo stesso team che ha diretto finora la banca.

Le ipotesi in campo sono principalmente le seguenti.

Innanzitutto il dialogo col principale azionista, Malacalza, che ha dichiarato di non essere contrario in assoluto alla ricapitalizzazione della banca, ma di “volerci vedere più chiaro”.

Non si esclude, però, una certa resistenza di Malacalza alla possibile conversione in azioni del prestito del Fidt (fondo interbancario, il pool di 90 banche che hanno prestato 320 milioni a Carige), che stravolgerebbe inevitabilmente, evitando il passaggio in Assemblea, il pacchetto azionario del principale azionista, appunto, che scenderebbe dall’attuale 27,5% al 5%.

Il peso degli Npl , infine, dovrà essere fatto scendere dall’attuale 22% al 10%, per mettere in sicurezza la banca e pensare concretamente ad una aggregazione con altro istituto, in grado di risolvere i problemi.

Proprio oggi, mentre il titolo è ancora fermo a Piazza Affari in attesa di chiarezza, La Repubblica scrive che il Governo starebbe valutando l’ipotesi di fusione di Carige con MPS, altro grande “infermo” del sistema bancario italiano (curioso che entrambi siano gli istituti bancari più antichi), di cui il ministero del tesoro possiede il 68%.

In tutta questa vicenda, in attesa che si prendano importanti decisioni per il futuro di Carige, il nostro pensiero va ai piccoli azionisti, che della bufera in corso da molti mesi rischiano di restare le uniche vere vittime, perché impotenti e schiacciati da poteri troppo più forti.

 

logo magazine 1 1

&MAGAZINE - &Consulting Editore
Reg. Trib. Roma n. 144/05.05.2011
REA: RM1297242 - IVA: 03771930710
00186 Roma - Vicolo del Grottino 13

NGN white footer

NGN - LIBERCOM Editore
Aut. Trib. Perugia n. 2124-10.06.2020
Reg. Stampa 2/2000 - ROC n. 39528
Cod. Fisc. 94174950546

Ultime notizie
Media & Social
Info & Contatti
Diritto
Economia
Cultura

logo magazine 1 1

&MAGAZINE - &Consulting Editore
Reg. Trib. Roma n. 144/05.05.2011
REA: RM1297242 - IVA: 03771930710
00186 Roma - Vicolo del Grottino 13

NGN white footer

NGN - LIBERCOM Editore
Aut. Trib. Perugia n. 2124-10.06.2020
Reg. Stampa 2/2000 - ROC n. 39528
Cod. Fisc. 94174950546

Ultime notizie
Media & Social
Info & Contatti
Diritto
Economia
Cultura
Image